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Sulla lettera iniziale di Pesah

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Sulla lettera iniziale di Pesah
corre un piccolo gruppo di tuniche azzurre,
torce luminose con cappucci d’oro,
e tutta l’età del mare, 
bocca a bocca
 
chiude la tenda un panno morbido di lana.
Una coppia prega, dentro,
si raduna come un pesce,
tutta in fiore, fino al seme,
per l’offerta di conchiglie
e le tre madri. Nella gola
 
mescolanza d’erbe, di oli santi 
nel palato, e sulla lingua
come un canto, 
lo stesso del sale quando brilla
sopra i denti, 
consonanti inclinate fra le labbra.
 
Parole sorelle, messe in luce,
di pochi decimi di efa
e un grano nuovo, 
al centro della stanza,
come allora
                                    -eravamo nuovi e tutti insieme
                                     antico suono,
                                     nello stesso luogo delle bestie,
                                     a cospargere il secco di rugiada,
                                     fin giù, alla benedizione dei granai,
                                    con una ciotola di biada e al primo anello
                                    il nostro orecchio sulla pelle degli aranci
con lo stesso sangue,
fa di me la tua mano,
spezzando i vasi rossi dell’ultimo raccolto,
io sono insieme-
e obbedisco,
mentre il fiume copre il suono della voce
sul fuso delle dita, alla tua grazia
-
seppur sfiorando il nulla,
sono insieme,
e  la tomba è vuota.
 

 

 Loredana Savelli - 17/04/2017 22:49:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Stupisce sempre la ricchezza di metafore, riferimenti simbolici, citazioni evocate da versi scorrevoli quanto densi, estatici quanto dettagliati, concreti ma che rimandano a strutture spirituali, atemporali, antropologiche. Un trattato metafisico.

 Lig E. Norant - 17/04/2017 19:10:00 [ leggi altri commenti di Lig E. Norant » ]

Per una critica degna di questa Poeta, ci vogliono menti formate all’espressione artistica più alta, ancorché insufficienti a racchiudere in perimetri definitori l’esuberanza di significanti e significati, pure offerti con un dirsi poetico che non ama il grido, poiché l’anima è sì umile e ricca d’umiltà; premesso ciò, sembra irridente convocare a così già arduo compito per gli eletti, colui, Nando, che solo errando erra randagio per le strade a lui straniere della poesia. Ma ciò che repelle alla ragione, non è detto che sia reietto per il cuore e ad altro cuore apre pure il tesoro dell’incomunucabile ai miserrimi d’intelletto e di cultura. Ecco perché si può entrare in questi testi, scalzando si i piedi della ragione che tutto misura, e porsi, con gli orecchi feriti dalla luce, nell’ascolto di colei che per grazia di talento e grazia di umiltà, in eco dell’Indicibile sa trasfigurare la propria voce. Ora l’autentica poesia non chiede né immediata spiegazione né la misura di quali metri si siano adoperati per essa, essa vuole la devozione del cuore che è la conseguenza del riconoscimento ovvero la genesi di quel "luogo mistico" dove testo e lettore si scambiano, come in un "Cantico dei Cantici", anche quando fosse solo profano, quei messaggi "pre-verbali" che preludono e precedendo ogni altra misura di ragione. Infine, qui siamo nella.radice mistica dell’assoluto come esperienza nella Storia, il prima ed il dopo, credo siano solo ombre di prefigurazione.

 Salvatore Pizzo - 17/04/2017 18:51:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Ah come risuona d’antica cerimonia, questa melodia scaturente da versi che paiono pietre rotolanti tra passato e presente, rammentando ritualità e valenze ormai rimosse: sembra che sia la sapienza d’arcaica poesia a farsi largo, stillando magia e rinnovando mistero dell’esserci e del non esserci, proprio sul punto di passaggio tra la vita e la morte. Mistero che i tuoi versi adombrano, facendolo avvertire con emozioni alte, quasi accompagnando alla tangibilità, se non alla comprensibilità di esso. Anche attraverso una chiusa che rinnova sbigottimento come non mai...
Un inchino ed un altro ancora... Nella speranza che non mi venga il colpo della strega.... Eheheheheh!!!
Bacio

 Auro d’Arcola - 17/04/2017 13:40:00 [ leggi altri commenti di Auro d’Arcola » ]

Sulla magnificenza del testo, è pressoché inutile soffermarsi. Ci vorrebbe Nando per un’interpretazione compiuta e irreprensibile...
Io, però, preferivo i miti eleusini e il grano di Demetra... Buona pasquetta, Poetessa...

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